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“Il giardino delle meraviglie” di Villa Parnaso in Torre Annunziata

(Vincenzo Amorosi)

Quel che ammiriamo oggi è ben poca cosa di quel che erano i giardini della proprietà Avallone di Villa Storta denominata e conosciuta più comunemente come Villa del Parnaso o Cristo Re. La mitologica denominazione fu suggerita sicuramente dall’ubertoso luogo a picco sul mare, con l’affaccio su di esso aggraziato da un frontespizio classicheggiante di epoca settecentesca composto da: timpani, archi , nicchie, bugne laterali, il tutto alternato da terrazze con vista sulla marina e successivamente da un fabbricato adibito ad abitazione. Grazie all’esproprio forzato di una parte del giardino, operato dal comune di Torre Annunziata nel 1872 per il costruendo porto mercantile, abbiamo memoria e conoscenza di tanta bellezza. Infatti nell’archivio comunale esiste l’apprezzo e la descrizione di questo sito ad opera dell’architetto Eduardo Giordano che, per tale rilevamento, ottenne nel 1869 la somma di settecento lire come diritto trattato di perizia. L’intero incartamento è veramente interessante. Vi si legge la protesta scritta della nobildonna Carolina de Gennaro ereditiera del sito, nonchè l’ opposizione all’esproprio di Don Angelo Avallone amministratore della proprietà della moglie che dichiara tale sito come :… giardino delle delizie non già fondi di cave… e invito perentoriamente l’appaltatore a servirsi delle pietre laviche lungo la spiaggia dell’Oncino larga circa cinque chilometri di lunghezza…. L’esproprio interessò anche il fondo delle sorelle Rachele e Carolina dell’Aquila confinante con i de Gennaro-Avallone. I due fondi furono dichiarati di pubblica utilità il 2 giugno del 1865 con numero di prot. 2359, quello delle sorelle era prevalentemente selvatico e pietroso e i dell’Aquila accettarono l’indennizzo di lire 5.600 pagato il 26 dicembre 1869 per l’estrazione delle pietre. Tra l’altro l’incartamento contiene: una bella pianta acquerellata a colori dalla quale si possono distinguere le diverse inseminazioni del giardino e la suddivisione limitativa dell’esproprio, un disegno delle opere architettoniche affaccianti sul mare che esistevano nella proprietà risalenti agli inizi del 1700. Si deve alla passione storica del compianto geometra Luigi Prota, impiegato dell’ufficio tecnico, se oggi ravvisiamo in bellissime tavole a colori l’incanto della probabile struttura descritta nell’apprezzo. Riporto di seguito le parti salienti della descrizione dell’architetto E. Giordano per dare un’ idea dei giardini.

Nell’apprezzo si legge: …dopo aver attraversato il portone sulla via del Popolo si accede ad un primo cortile attraversando il quale si perviene ad un secondo spazio aperto che immette nell’antico fondo del Signor Avallone amministratore dei beni della moglie Carolina de Gennaro; questa zona è attraversata nella prima parte dalla Ferrovia Napoli-Castellammare ed è collegata con il resto del fondo con ponti in muratura. Questa parte del territorio è suddivisa longitudinalmente dalla linea della ferrovia all’edificio della Litoranea, da cinque viali, lunghi circa 130 metri, a loro volta attraversati trasversalmente da altri quattro viali che intersecando i primi danno luogo a cortili circolari. Il percorso longitudinale principale, in asse con i due cortili, sopra descritti, era decorato da entrambi lati da pilastri che sorreggevano vasi di terracotta per fiori, questi pilastri, alcuni di pietra di Sorrento altri di piperno avevano tre delle quattro facce decorate con modanature e si alternavano quelli grandi con quelli piccoli. Il detto viale era anche ornato da tre piazzali circolari e da un quarto semicircolare, formati dall’intersezione di detto viale con quelli trasversali. Il primo dei detti piazzali circolari è posto appena oltre il primo viale trasversale ed era decorato da pilastri alternati da sedili di pietra. Il secondo spazio circolare, posto nell’intersezione del principale viale longitudinale con il secondo trasversale, era decorato in ciascuno dei quattro quadrati di circolo con una vasca e fontana di pietra arsa appoggiata ad un muretto, orlato con pietra simile terminata a cartocci, sormontata da sculture raffiguranti puttini sempre in pietra arsa,alle spalle di essa vi è un’altra vasca di scarico in semplice muratura con rivestimento d’intonaco. Il terzo piazzale circolare, posto nella intersezione del viale principale con il terzo trasversale, era decorato come il secondo, con pilastri alternati da sedili in pietra. Il quarto piazzale semicircolare, formato dall’intersezione dal viale principale con il quarto trasversale era ubicato di fronte alla prima nicchia di accesso al fabbricato sull’antica linea di spiaggia ed era anch’esso decorato con pilastri alternati da sedili.

Il secondo viale longitudinale è intersecato, come il principale, da altri quattro viali trasversali, formando in detta unione piazzali circolari contornati da siepe; detto percorso longitudinale terminava di fronte alla seconda nicchia.

Il terzo viale longitudinale si concludeva, invece, nella terza nicchia di fronte alla piccola abitazione, esso, attraversato dai viali trasversali nella cui intersezione forma tre piazzali circolari ed uno semicircolare, era del tutto identico nella decorazioni al viale principale sopra descritto.

Il quarto viale longitudinale, che pure percorre come gli altri il fondo da nord a sud, terminava nell’ultimo piazzale semicircolare, formato dalla intersezione del viale stesso con quello trasversale, di fronte al vano di ingresso della piccola abitazione.

Sul lato destro del viale principale longitudinale vi è un altro viale longitudinale secondario, posto, come il principale ed il terzo, in corrispondenza di un ponte in muratura sulla ferrovia: il primo, il secondo e terzo viale trasversale sboccano su questo quinto viale longitudinale, a destra del quale vi è una parte del fondo di livello inferiore al restante territorio, che termina a mezzogiorno alle spalle della grande abitazione. In questa zona inoltre si

possono osservare quattro uccelliere e poco più avanti una grotta artificiale con intorno sedili ed al centro una tavola di marmo. Oltre al piazzale con le uccelliere vi è un altro fabbricato coperto con volta che conteneva una scala che dal piano del fondo discende al livello della spiaggia del mare; ove nel complesso sempre dello stesso fabbricato si osserva nel mezzo una vasca scavata che serviva un tempo per fare il bagno e nel giro una fontana con avanzi di fustelle, oltre a statue e sedili di pietra in giro della vasca. Il detto bagno, scala di discesa che la detta uccelliera sono tutti nello stato di abbandono. I descritti viali longitudinali ed i quattro viali trasversali che si intersecano, dividono il fondo in dodici aiuole, di cui le laterali, più strette; alcune di esse erano coltivate, altre erano a giardino inglese. Il fabbricato situato nel lato meridionale del descritto fondo, presentava nel suo principio tre nicchie in corrispondenza rispettivamente del primo, secondo e terzo viale longitudinale. Questi tre elementi decorativi formavano dei corpi avanzati rispetto al muro del fabbricato adibito d abitazione ed erano decorati con pilastri disposti simmetricamente rispetto agli archi centrali e comprendevano negli intervalli riquadrature d’intonaco liscio incassato tra bugne laterali; analoghe bugne erano anche presenti sul fronte degli archi tra i primi dei detti pilastri. Questi erano tutti decorati con base e capitelli di ordine dorico ed erano poggiati su basamento con cornice modanata e zoccolatura. Tutti i pilastri erano sormontati da cornice dorica modanata, sormontato a sua vola da timpano; superiormente ai timpani delle nicchie estreme vi era un attico con fronte liscio sormontato per ognuno dei lati da cinque vasi di terracotta, due dei quali a piombo con i pilastri estremi, altri due sui pilastri laterali agli archi e del quinto nel punto culminante del timpano. Superiormente al timpano e alla cornice della nicchia media vi era un attico rivestito di stucco che girava sul muro frontale, su quello laterali e su quello opposto dal lato del mare e racchiudeva una vasca che serviva da serbatoio per le acque piovane; quest’acqua serviva per il funzionamento delle fontane attraverso condutture. Nella parte posteriore del detto frontespizio, e propriamente nel tratto che si estendeva dall’estremità della nicchia media, al muro laterale sinistro che chiudeva la nicchia dallo stesso lato, vi era una terrazza messa in comunicazione con il restante fondo, attraverso vani ricavati nei tompagni delle stesse due nicchie. La parte del muro a ridosso del tratto che congiungeva le sopraddette due nicchie era coperta con due volte a botte. Sul muro a sinistra della terrazza coperta, quindi a destra della nicchia estrema, vi era un vano comprendente una scala con quattro tese, ognuno con otto scalini, poggiate sopra volte; questa scala dava l’accesso ad una terrazza scoperta, superiormente alla terrazza coperta, che si estendeva sulla nicchia estrema fino all’attico di quella media. La parte di fabbricato ad uso di fabbricazione era composta da due abitazioni una grande a destra del descritto frontespizio, ed una piccola a sinistra di esso. Queste due abitazioni con ingressi separati, avevano entrambe uscita nei lati corti della terrazza scoperta descritta, alle spalle del frontespizio. L’abitazione grande a destra era composta da otto stanze di varia ampiezza, oltre che da stanzini e passaggi al piano del territorio, e di grande cucina al piano sottoposto; alcune di esse si affacciavano verso il mare. L’ingresso principale di tale abitazione era in un vano posto nel tompagno della prima nicchia, di fronte al primo viale longitudinale. Tutte le stanze erano coperte a volta e una di esse, precisamente quella alle spalle del muro del frontespizio rivolta ad oriente, era di accesso alla terrazza scoperta. All’abitazione piccola si accedeva dal quarto viale trasversale con mostra di stucco; anche questa abitazione era composta di stanze coperte a volta, e di un vano ad occidente di uscita alla terrazza scoperta descritta a ridosso del frontespizio… Per quanto riguarda il fabbricato sul Corso Umberto è oggi adibito ad abitazioni private e poco è rimasto della sua conformazione originale come il cortile centrale contornato da archi con sopraelevazioni recenti . Attualmente tutti i giardini con i viali sono patrimonio della Provincia denominata ora Città Metropolitana di Napoli.

Leggendo attentamente l’apprezzo si nota un particolare. L’architetto così preciso nella descrizione ci parla di un fabbricato coperto con volta che conteneva una scala attraverso la quale dal piano del fondo si discendeva al livello della spiaggia; all’interno di questa parte di edificio vi era una vasca scavata che serviva un tempo per fare il bagno adornata da fontana, statue e sedili di pietra. Non ci parla di fontane incastonate nel muro per ogni ripiano di discesa della scala. Giustamente l’attento tecnico e amico geometra Luigi Prota nel suo rilevamento topografico ci disegna una scala circolare che dal piano spiaggia porta al piano del fondo senza annotare le fontane tompagnate, è tale doveva essere nel 1872. Le due fontane esistenti che oggi si ammirano nello scalone sono le restanti delle otto che erano nei due spazzi circolari descritte dall’architetto nell’apprezzo. Comunque sono queste analisi discutibili che si sviluppano in mancanza di una completa documentazione di variazione o modifica dei luoghi. Ma tuttavia la visione di una cartolina antica ci fa supporre la manipolazione e la trasformazione del fabbricato in analisi , supponendo una completa ricostruzione di struttura avvenuta intorno al 1908, struttura a grande linee uguale a quella che oggi ammiriamo a seguito del restyling per interessamento della Città Metropolitana di Napoli inaugurata il 12 maggio 2017 e che collega l’attuale Via Marconi con il Corso Umberto attraversando i giardini di Villa Parnaso o Cristo Re.

Inoltre la posizione della vasca scavata, circolare, sottoposta, che si ammira con la particolare posizione dei i sedili ricordano vagamente gli ambienti termali di antiche ville romane e, personalmente azzardo l’idea, che essa possa essere quel che resta di un ambiente ancora più antico forse parte della villa di Caio Siculio. Ma, ripeto, sono queste supposizioni personali facilmente confutabili in mancanza di una documentazione di scavi archeologici. La bella cartolina, appartenente alla collezione di chi scrive, ravvisa ancora in parte la ricostruzione grafica dell’assieme architettonico lato mare disegnata da LUPRO. Dopo l’esproprio del 1872 da parte del Comune di Torre Annunziata la proprietà con i suoi giardini venne liquidata all’ Avallone per la bella somma di 17.576 ,65 lire. Somma pagata con una cospicua integrazione dai fondi della Provincia di Napoli di cui ne conservò in seguito il possesso. Ma lo sviluppo nascente dell’arte bianca, che alla fine dell’ottocento iniziava in Torre Annunziata ad avere una connotazione di carattere industriale, richiedeva nuovi spazi d’ inserimenti produttivi. La presenza in via del Popolo dell’opificio Orsini- Formisano per la produzione della pasta ubicato nei pressi della villa Parnaso facilitò l’utilizzo dello spazio libero lungo il confine di fianco alle sorelle dell’Aquila . Infatti negli anni successivi al 1869 fu interessato da una capiente costruzione con terrazze e luoghi aperti all’aria, atti alla

stesura delle paste al sole. D’altronde il luogo era ideale sia per la presenza dei giardini ventilati vicino al mare curati ora dalla gestione dell’opificio, e sia per la presenza continua di acqua, elementi essenziali per dare alla pasta quella fragranza tipica esportata orgogliosamente in tutto il mondo. Invece la proprietà delle sorelle dell’Aquila fu utilizzata per il campo sportivo di calcio chiamato Campo Motagnelle agibile dal 1908 al 1920 per divenire poi, una volta ampliato, Campo Formisano.

La missione di questo istituto era quello di realizzare nel quotidiano l’azione apostolica e caritativa fra gli anziani, gli infermi, i poveri, come pure l’educazione e l’istruzione dell’infanzia e della gioventù. Nel 1940 le Piccole Ancelle del Cristo Re si insediarono nella struttura esistente diventandone proprietarie e trasformandola alle nuove esigenze educative. Fu così che la parte archeologica e la parte rurale furono nominati comunemente Giardini del Cristo Re, le suore col tempo curarono la parte di verde dell’ex esproprio, e sfruttarono per un certo tempo la parte archeologica per l’acceso al mare attraverso la struttura oggi restaurata, il restante parco invece rimase alla Provincia di Napoli. Alla fine con contratto n. 7752 del 10.12.1992 questo Ente acquistò il complesso immobiliare delle Piccole Ancelle del Cristo Re. Infatti dal 1997 il fabbricato fu utilizzato come succursale del Liceo Scientifico Pitagora . Quindi la Provincia avviò nel 2001 un processo di valorizzazione del sito per una migliore fruizione da parte dei cittadini dello spazio verde, facilitando tra l’altro l’accesso al litorale oplontino in un interessante contesto culturale, storico e archeologico legato indissolubilmente al territorio.

Restando nel fascino della nominazione toponomastica che il titolo involontariamente suscita, voglio colorare ancora di più l’ argomento mostrando araldicamente gli stemmi dei possessori di questi bei giardini. Appartenevano originariamente alla villa Storta, una bellissima macchia verde posta su una rupe chiamata Parnaso protesa verso il mare fatta di materiali piroclastici, lapilli, cenere, schiuma di lava, ubicata nelle vicinanze dell’antica porta di accesso alla città di Torre Annunziata denominata porta Napoli. Il territorio apparteneva alla Nobile famiglia Storta che lo coltivarono e vendettero la proprietà al marchese Don Giuseppe de Gennaro agli inizi del 1800. La figlia, Carolina-Anna-Rosalba ereditò il possesso di questa bellissima villa ornata da: fontane, aiuole, statue di marmo e di pietra vulcanica, colonne di piperno con vasi ed uccelliere. Spazzi

fioriti con alberi, pini, sempreverdi, siepi,roseti e da tratti coltivati ad agrumi e vigneti, insomma un “paradiso floreale” in terra di Oplonti. Questa

proprietà confluì nel 1832 in quella di Don Angelo Avallone come dote maritale di cui divenne l’amministratore. L’esproprio del Comune con il conseguente acquisto nel 1872 da parte della provincia di Napoli ne decretò un ulteriore passaggio di proprietà. Nel 1939 i giardini di Villa del Parnaso furono acquistati dalla Congregazione delle Piccole Ancelle di Cristo Re per passare infine di nuovo alla Provincia di Napoli nel 1997.

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